S.Eurosia - Isola Delle Vignole

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S.Eurosia

La Chiesa

Santa Eurosia vergine e martire di Jaca

Chi è questa Santa dal nome così dolce e suggestivo, nata in paesi e in tempi così lontani?  E come è arrivata nella laguna veneziana?
Ci si chiede spesso perché nella chiesetta delle Vignole, intitolata a S. Maria Assunta, da tempo immemorabile la gente abbia inserito una devozione anche a Santa Eurosia, patrona dei raccolti agresti, tanto da identificarla con la chiesa stessa.
Non si riesce a precisare l'epoca di questa dedicazione "aggiunta". Si può forse intuire che il culto di Eurosia, vergine e martire di Jaca, città della Spagna nei Pirenei aragonesi, confinante con Bayonne e con Lourdes, possa essere stato importato da contadini provenienti dalle zone del Trevigiano o del Friuli, largamente diffuso già dai secoli XVI-XVIII.
In Italia il culto era stato introdotto dai soldati spagnoli e poi, a cominciare dal Piemonte e dalla Lombardia, era arrivato al Veneto, al Friuli, verso il sud all'Emilia Romagna e a Roma stessa, forse anche per la predicazione dei Padri Somaschi, provenienti da Como, ma soprattutto per migrazioni interne di contadini.
La storia della santa, spesso confusa con la leggenda, ma sempre suggestiva, fa riferimento (oltre che su importanti reliquie tuttora venerate) ad antichi scritti liturgici e cronache, che riportano testimonianze talvolta incerte e contraddittorie.
La tradizione agiografica e popolare più accreditata riconosce in Eurosia una nobile fanciulla, figlia del duca di Aquisgrana, o del re di Borgogna, promessa sposa al principe di Jaca, al tempo della conquista della Spagna da parte dei Mori, agli inizi del secolo VIII. Durante il viaggio verso i Pirenei, il corteo nuziale viene assalito dai Saraceni. Il condottiero Muza vuole costringere la fanciulla a sposarlo e ad abbandonare la sua fede. La giovane Eurosia si oppone ed è sottoposta al taglio delle mani e dei piedi, infine alla decapitazione.  Il corpo viene nascosto e sepolto nella caverna di Yebra. Verrà scoperto ancora intatto, due secoli dopo, casualmente, da un pastore. Sarà solennemente portato nella cattedrale di Jaca (25 giugno 935) dove è ancora conservato in un'urna sotto l'altare maggiore, mentre la reliquia della testa è venerata nella chiesa di Yebra.
La tradizione popolare attribuisce vari miracoli a Santa Eurosia fin dal tempo del martirio e del ritrovamento del  corpo, e ha contribuito a sviluppare una devozione legata alla protezione delle
campagne dalle tempeste, dalle inondazioni e dalla siccità. Questa devozione si è propagata in Italia soprattutto nelle campagne del Nord, a partire dal XVI secolo. Nel Veneto la troviamo dalla metà circa del XVII secolo, diffusa in quasi tutte le province, fino ai primi decenni del 1900, espressa in piccoli oratori e in dipinti di varia importanza.
L'iconografia rappresenta Santa Eurosia soprattutto nella scena della decapitazione: la fanciulla inginocchiata (spesso con le mani e i piedi già mozzati: presso il carnefice che alza la sciabola, o la scure, sovrastato da un angelo recante una palma e la corona del martirio. Spesso però troviamo anche soltanto l'immagine della  giovane donna, in abiti di lusso, con le mani mozzate, recante la palma, la corona e lo scettro, talvolta spighe di grano e prodotti della terra. Quasi sempre sullo sfondo è rappresentata una tempesta con un fulmine che attraversa le nubi.
Santa Eurosia è commemorata il 25 giugno, giorno della "traslatio" del corpo.
In passato la celebrazione era legata a festeggiamenti e sagre popolari, come ricordavano con nostalgia anche i più anziani abitanti delle Vignole.


Testo sono liberamente tratti da:
Soroptimist Internazional Club di Venezia,
Laguna di Venezia. L'isola delle Vignole, Consorzio Venezia Nuova.

 
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